giovedì 17 maggio 2007

L'importanza dei legami deboli nelle reti sociali

Leggendo in giro sui Blog trovo opinioni discordanti sul ruolo che i social network ( Linkedin e Neurona, solo per citarne un paio) possono avere nella struttura delle reti sociali professionali partendo dalle raccomandazioni globali con LinkedIn,

Neurona.com LinkedIn

Leggo opinioni discordanti anche sulle differenze strutturali di social network particolari, come quella di Granieri - che preferisce ad esempio Neurona, oppure LinkedIn e linkedOut di Dario Banfi.

Affrontando l'aspetto da un altro punto di vista, vorrei prendere spunto dalla tesi di un importante sociologo che chiarì l'importanza dei legami deboli nelle reti sociali.

Conoscerete senz'altro la teoria dei sei gradi di separazione di Stanley Milgram che più volte viene citata sui blog che trattano l'argomento dei social network, altrimenti potete leggere si Wikipedia di cosa si tratta:

http://it.wikipedia.org/wiki/Sei_gr adi_di_sepa razione_(sociologia)

Nel 1973 Mark Granovetter, un sociologo che insegnava alla Johns Hopkins University di Baltimora (e appena tre anni prima di Milgram) aveva pubblicato un articolo sul fenomeno dei "piccoli mondi".

Il suo nome e' legato a un importante contributo, pubblicato in due articoli degli anni 1970 sulle modalita' con cui le persone cercano e trovano lavoro...
L'idea e' che i legami ( relazioni ) DEBOLI risultano essere più importanti delle amicizie forti e radicate. Secondo Granovetter la società e' strutturata in cluster altamente connessi, o cerchie molto ristrette di amici dove tutti conoscono tutti.

Sono pochi quei legami con l'esterno che mettono in contatto questi gruppi con il mondo delle nostre relazioni. Questi legami svolgono una funzione critica nella intermediazione.
Nella ricerca di nuove opportunità di lavoro dunque può essere utile uscire fuori dalla cerchia di amicizie note per affidarsi a legami deboli in grado di aprire la comunicazione verso altri cluster o gruppi di individui..

Ad esempio se noi cerchiamo lavoro non dobbiamo limitarci a farlo sapere alla nostra ristretta cerchia di amici stretti e parenti.
Secondo questa teoria sono i legami deboli, gli amici degli amici degli amici, che ci mettono in condizione di trovare quello che cerchiamo
Questa tesi e' stata ampiamente dimostrata in varie occasioni e attivita' umane e, recentemente, anche sul World Wide Web.

E' un concetto sottile, ma assi importante, quello esposto da Granovetter, poiche' i ponti dei legami deboli consentono la tenuta delle reti sociali.

Inoltre e' provato che i legami forti non sono quasi mai rilevanti sotto questo profilo e si possno eliminare senza produrre gravi danni al grafo della relazione tra reti diverse. I ponti, cioè, sono costituiti quasi sempre da legami deboli.

Il social networking favorisce questa condivisione delle amicizie e dei contatti per creare una rete di rapporti in cui nessuno è sconosciuto e chiunque è identificabile in quanto "amico di" un altro.

A partire dal 1998 alcuni fisici hanno studiato il fenomeno del "Piccolo Mondo" utilizzando una rete facile da maneggiare matematicamente: Internet.
Prima di allora era molto difficile studiare questi fenomeni, perche' le reti sociali o gli ecosistemi hanno una evoluzione lenta e difficilmente si possono riprodurre dei modelli di simulazione al calcolatore...

In una pubblicazione su Nature, nel giugno del 1998, nell'articolo Collective dynamics of small world networks di Duncan Watts e Steve Strogatz, due ricercatori della Cornell University di New York ripresero il concetto che una qualunque persona nel pianeta è separata da ogni altra da un numero limitato di relazioni.
Piu' recentemente un altro fisico, Lazlo Barabasi, ha scoperto alcune leggi che permettono di seguire l'evoluzione di ogni tipo di rete, chiamata a invarianza di scala

Dagli questi studi sulla teoria delle reti sono nate una serie di piattaforme che hanno cercato di attuare, in pratica, il principio dei "sei gradi di separazione", favorendo la creazione di reti sociali tra individui che si conoscono ed individui che non si conoscono affatto, proprio attraverso il meccanismo della presentazione o della "conoscenza indiretta" (il principio per cui "gli amici dei miei amici sono miei amici").

Per quanto riguarda la qualita' (che secondo Nicola diminuirebbe con l'aumentare delle dimensioni dei gruppi)? Sono d'accordo con lui. Ma certo e' importante definire prima gli obiettivi e definire cosa di intende per qualita'. Intendo: la qualita' deve essere quantificabile e contestualizzabile.

Per esempio: quando devo vivere una vita di relazione, passare il mio tempo libero con persone che amo, che conosco intimanente, continuero' a frequentare sempre un gruppo formato da non piu' di 40-60 persone. Questi sono i miei legami forti. Ci sono studi di antropologia che confermano che gruppi piu' numerosi sono meno coesi.

Quando invece dovro' raggiungere degli obiettivi diversi, alimentare il tessuto sociale che possa pemette di migliorare il mio "status", beh, mi fara' molto utile utilizzare i "cluster" che accorciano la dimensione delle reti di conoscenze.

Nel mio lavoro se riesco a ottenere una "scorciatoia" e conoscere una persona passando per 2-3 persone invece che attraverso una lenta e lunga ricerca avro' dei vantaggi competitivi...

Il bello è che si è recentemente scoperto che anche il World Wide Web e molte altre reti, come quelle degli ecosistemi viventi, funzionano nello stesso modo.

L'unica differenza è che internet e il Web si sono formate in decenni mentre le catene alimentari in natura (gli ecosistemi) si sono evolute nel corso di milioni di anni.

Quali sono le analogie di queste reti cosi' apparentemente diverse?

Consiglio a chi non ha mai letto di questi argomenti, e desideri approfondire, di fare una ricerca su Google e Wikipedia su seguenti concetti:

teoria del mondo piccolo

legge di potenza
reti a invarianza di scala
preferential attachment
fitness dei nodi di una rete


Queste leggi matematiche sono anche alla base del comportamento di reti "aristocratiche" tra cui Internet, il Web, le reti sociali di persone, le reti di diffusione delle epidemie, la rete degli scambi proteici di una cellula, le relazioni sessuali tra individui, le preferenze come le mode, ecc.
Sono cioe' tutte reti a invarianza di scala.

Qualcuno ha letto il testo di Albert-László Barabási dal titolo "LINK" edito da Einaudi nel 2004?

Sarebbe interessante sapere cosa ne pensate...

Arouet

1 commento:

Anonimo ha detto...

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